La proposta astrattista che matura in America Latina, grazie al contributo fondamentale di Torres Garcia, suggerisce temi assolutamente inediti che fanno di questa esperienza propositiva un momento di assoluta originalità nel panorama artistico degli anni dal decennio dei ’30 in poi.
Un anno certamente decisivo nella storia delle vicende astrattiste è quello del 1929, un anno chiave in cui avviene l’incontro, a Parigi, tra Joaquin Torres Garcia e Teo van Doesburg.
I due artisti sono entrambi giunti ad un momento di svolta: van Doesburg avverte con disagio i limiti della stagione di ‘de Stijl’, limiti che sono quelli della prospettiva irrigidita dell’orientamento di Mondrian, che sembra non volersi schiodare da un approccio creativo sostanzialmente ortogonalista, mentre van Doesburg già da tempo intuisce che la concezione astrattista dovrebbe aprirsi ad una più ampia angolazione che consideri, insomma, l’ampliamento di orizzonte dalla ‘ortogonalità’ alla ‘diagonalità’, come la sua opera di ‘Composizione Aritmetica’ del 1929 appunto, fervidamente provvede ad annunciare.
Van Doesburg sta compiendo, di fatto, un decisivo salto qualitativo: quello dall’Astrattismo ortogonalista di ‘de Stijl’ alla nuova prospettiva del ‘Concretismo’ che si annuncia come inedita opportunità di sviluppo per le prammatiche analitiche di impianto astrattivo.
Si muove su tale gradiente di ricerca anche l’altro autore, Joaquin Torres Garcia (1874-1949), che, intanto, va maturando un complesso di ricerche che indirizzano la pratica astrattiva verso le regioni di rapporti matematici, che nascono all’interno, ad esempio, di ‘pi greco’ o della stessa ‘sezione aurea’.
Il 1929, dicevamo, è l’anno in cui questi due protagonisti si incontrano ed hanno occasione per sviluppare appena, forse, qualche rapido e fugace scambio di opinioni. Il tempo non concederà loro molto spazio per irrobustire ed approfondire una relazione interpersonale. Dopo poco, infatti, van Doesburg scompare nel ’31; e nel ’34 Torres Garcia fa ritorno in Uruguay, dove, a Montevideo, nasce quello che è il nucleo del suo ‘Taller’, del suo ‘Laboratorio’, intorno al quale si addensano alcuni allievi e collaboratori che finiranno col costituire la grande proposta di una ‘Scuola del Sud’, che costituisce il luogo di un impegno culturale in cui le ragioni delle dinamiche astrattiste incontrano la grande tradizione ‘nativa’, additando come la ricchezza intrinseca e propria della tradizione sudamericana potesse confrontarsi con straordinaria fertilità di risultati con la ricerca europea più avanzata.
Ma il ‘Taller’ di Torres Garcia è qualcosa di più: è un vero e proprio incubatore di ricerca, un luogo ove si prende a sperimentare una vocazione astrattiva di cui l’Europa, intanto, perde la capacità di farsi protagonista di proposte effettivamente innovative, cosicché si afferma una tradizione sudamericana che costituisce l’alveo della più fertile opportunità di sorgenti di originalità propositiva, come potrà affermarsi, ad esempio, attraverso numerosissime personalità che vanno da Arden Quin a Maldonado, da Fontana a Soto, per citare solo alcuni nomi dei protagonisti più noti.
Cosa aveva saputo dire di nuovo e di significativo Torres Garcia, che ha potuto affermarsi con proprietà ed originalità di contributo di ricerca?
Questo artista ha innanzitutto spiegato che la ricerca astrattiva non è lontana dalla quotidianità e dal vissuto e che il vissuto di comunità può costituire la base entro cui tutti quanti possono riconoscersi e sentirsi accolti.
Torres Garcia aveva saputo elaborare una visione di grande spessore teoretico ed era, però, al tempo stesso, ben consapevole che avrebbe dovuto dare una consistenza non solo ‘oggettiva’ alla sua ‘visione del mondo’, ma anche una praticabilità ‘oggettuale’.
Egli ha spiegato, pertanto, quanto poteva rendersi pervasiva l’importanza del giocattolo, alla cui produzione egli ha dedicato una parte rilevantissima del suo impegno produttivo – che certamente travalica quello del risultato di mera impresa economica – andando ad osservare e, quindi, ad additare, come all’interno del giocattolo si possano nascondere non soltanto le proprietà dell’oggetto in sé, ma anche tutti i significati aggiuntivi di cui la fantasia dei bambini, ad esempio, li sa caricare, rendendo il giocattolo, molto spesso, un oggetto assolutamente rimodellabile nelle sue peculiarità di significato e d’uso.
La concezione di base intorno alla quale si articola il pensiero di Torres Garcia è quella di un ‘Costruttivismo Universale’, che spiega – esaltando le ragioni proprie della vocazione analitica della prospettiva astrattista – che è possibile riconoscere nella natura stessa una determinazione ordinamentale che risponde alle leggi che governano il cosmo unificandone la prospettiva di indirizzo complessivo.
E ciò definisce, tra l’altro, la perimetrazione oggettiva di una concezione vocazionalmente filosofica che questo artista addita come punto di riferimento e come dispiegamento di un indirizzo di Weltanschauung.
Ma provvede a fare anche dell’altro, Torres Garcia: e suggerisce egli, ad esempio, la necessità di affrontare il tema dell’apparente inconciliabilità di linea curva e di linea quadrata, provvedendo, nella specie, ad intitolare una rivista da lui fondata nel 1930, insieme con Michel Seuphor, col nome di ‘Cercle et Carré’, poi ribattezzata, al suo ritorno in Uruguay, come ‘Circulo y Quadrado’.
Queste cose, e la stessa concezione di una visione dell’America capovolta, con la Terra del Fuoco che compare al vertice alto della cartina, con un’intuizione che precede le dinamiche ‘concettuali’ di Fabro che andrà a capovolgere l’immagine della penisola italiana, procedendo ad appenderla per la punta dello stivale, queste cose, dicevamo, valgono ad acquistare all’impegno creativo di Torres Garcia una ineguagliabile carica politica che si definisce come una volontà di appropriazione culturale da parte della tradizione latino-americana di un protagonismo di cui può essere fiera portatrice.
L’azione di Torres Garcia non rimane isolata ed il suo ‘Taller’ vede convergere numerose personalità di artisti che affiancheranno e svilupperanno ulteriormente la lezione di Torres Garcia.
Provvediamo a citare almeno i nomi di alcune di tali personalità che si propongono, peraltro, come figure di rilievo della consistenza creativa e di spessore dell’arte contemporanea sudamericana: Gonzalo Fonseca, scultore, Francisco Matto, anch’egli scultore, e, poi, tra gli altri, Julio Alpuy, Horacio Torres, Augusto Torres, José Gurvich.