A Santa Giulia, quartiere in forte trasformazione alla periferia sud est di Milano, è sorta, in questi giorni, una galleria open-air. Lo scopo è quello di utilizzare la fotografia d’autore come strumento e linguaggio per leggere, raccontare e comprendere il tema dell’uso responsabile delle risorse e del rispetto della natura.
È un progetto di arte pubblica, urbano e temporaneo, che cambia e si sposta nel tempo. Parla della città ai suoi abitanti, favorendo l’ingaggio di cittadini di tutte le età, anche di quelli che di solito al museo non ci vanno.
Il progetto nasce dalla collaborazione fra ArtsFor e Lendlease, il colosso immobiliare che sta ricostruendo Rogoredo. Concepito come business district, in questo complesso sorgerà anche la nuova sede di Sky. Poco lontano l’Arena per le Olimpiadi invernali del 2026. La società, che sta realizzando i complessi chiamati Spark One e Spark Two, ha voluto allestire, sulle barriere che delimitano il cantiere, una mostra di fotografia dal titolo: “Human Nature”.
Il tema è proprio quello dell’emergenza ambientale. Le 40 fotografie di Lucas Foglia, stampate in grande formato ed esposte lungo un percorso di 200 metri, sono una occasione per riflettere sulla relazione tra uomo e natura. Senza dimenticare il nostro impegno a difendere quest’ultima dai gravi problemi causati dalle nostre azioni.
Fra i temi delle fotografie ci sono i danni degli allevamenti intensivi e i bambini che guardano gli animali in via d’estinzione. Le foreste pluviali e la robotica, il cambiamento climatico e la sforzo della natura di resistere allo sfruttamento insensato. Sono le immagini a raccontare tutto questo alla gente di passaggio. Gente che magari non ha mai visitato un museo o una mostra ma che, in strada, si ferma a guardare.
Con la fotografia, le recinzioni intorno al cantiere si trasformano da elemento di degrado e di inquinamento visivo, in uno strumento per dialogare sui temi dell’ambiente, sul legame esistente tra ogni nostra piccola azione e il mondo che ci circonda.
Analoga iniziativa a Parigi. Questa volta coordinata da Mika, il cantautore e showman libanese. In collaborazione con il Musée des Arts Décoratifs, il cantante ha chiamato all’appello nove artisti per vestire di colori alcuni spazi aperti, solitamente adibiti all’affissione, con opere inedite. Spazi lasciati liberi a causa della pandemia. Una mostra a cielo aperto, da scoprire passeggiando per le vie della città.
Aurélia Durand, Laurindo Feliciano, Ugo Gattoni, Annick Kamgang, Marie Mohanna, Lamia Ziade, Alexandre Benjamin Navet, Lamarche-Ovize e Rosa Maria Unda Souki sono solo alcuni degli artisti coinvolti nel progetto. Il loro stile si ricollega alla lunga tradizione dei manifesti artistici della “Belle Époque”, sulle orme di Toulouse-Lautrec e Mucha. Lo stesso Mika si è voluto mettere in gioco, firmando lui stesso un poster, in collaborazione con la sorella Yasmine.
L’arte arriva quindi in strada, non potendo essere ammirata nei musei. Non parliamo però di graffiti o altro. Si tratta di opere di grandi artisti abituati ad esporre solitamente nelle gallerie.
Le esperienze di Parigi e Milano non sono tuttavia nuove. Altri artisti, in passato, hanno proposto esposizione di questo genere.
Nel 2014, l’artista francese Etienne Lavie ha messo in scena una contro-campagna intitolata “OMG Who stole my ads?” (Chi ha rubato la mia pubblicità?). Lavie ha sostituito i cartelloni pubblicitari delle strade di Parigi con capolavori d’arte classica. Le opere del Louvre hanno dato quindi lustro agli angoli più degradati della città, donandole un inaspettato colore.
Qualche anno dopo, OX, artista francese che vive a Bagnolet, alle porte di Parigi, ha fatto lo stesso con interventi per lo più abusivi. Con le sue opere ha coperto moltissimi cartelloni pubblicitari della città.
Restituire identità e forza attrattiva ai quartieri periferici, offrire alla città nuove forme di fruizione dell’arte e della cultura, alternative a musei e mostre che hanno subito, in questo periodo, le limitazioni imposte dall’emergenza pandemica, è il primo obiettivo di queste iniziative.
Tuttavia, attraverso la fotografia d’arte, all’interno di spazi urbani, si amplifica il messaggio sociale e si coinvolgono vaste ed eterogenee categorie di pubblico. Oltre a svolgere una funzione di rigenerazione urbana, il potere evocativo delle immagini pone l’attenzione urgente e forte sulle sfide più gravi che il nostro mondo deve affrontare.
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