Quando si pensa a lui ci vengono in mente i mitici anni ’80. Quel decennio in cui divenne, in brevissimo tempo, uno degli attori più famosi di Hollywood. Era giovane, sui 21-22 anni. Debuttò al cinema con ’48 ore’ un poliziesco insieme al veterano Nick Nolte. Ma solo l’anno successivo, nel 1983, la sua carriera prese il largo con ‘Una poltrona per due’, accanto al futuro ‘Acchiappa-fantasmi’ Dan Aykroyd.
Sono trascorsi quaranta lunghi anni e da poco lo abbiamo rivisto nei panni di uno dei suoi personaggi più iconici: il Principe di Zamunda, Akeem; nel seguito del leggendario ‘Principe cerca moglie’. Ora, adesso, oggi 3 aprile raggiunge un’età che ancora nessuno di noi gli darebbe. Forse perché si è mantenuto giovane o molto probabilmente è il suo personaggio che non lo ha mai fatto invecchiare agli occhi nostri.
Stiamo parlando di Edward Regan Murphy, nato il 3 aprile del 1961 a New York, nel quartiere di Brooklyn. Semplicemente conosciuto come Eddie Murphy, lo ‘sfacciato dalla risata irresistibile’, che in queste ore spegne sessanta candeline e non ci sembra vero.
Si, certo il tempo passa per tutti e non può essere altrimenti. Ma diciamoci la verità, sicuramente, siamo noi legati a quell’immagine che molto probabilmente lui non sente di portare avanti. Lo stava facendo capire al mondo già nel lontano 1993, quando lavorò a quel terzo capitolo della serie cinematografica in cui i generi poliziesco, azione e commedia erano miscelati sapientemente: Beverly Hills Cop. ‘Fu un disastro’ disse anni dopo. Nel 2006, per l’esattezza, durante un’intervista televisiva.
La sua carriera ebbe inizio a soli diciannove anni, debuttando nel leggendario programma del Saturday Night Live. La sua partecipazione per quattro anni, dal 1980 al 1984. Nel 1983 si fa notare per il suo one man show ‘Eddie Murphy Delirious’, ma la sua ‘stella’ era già luminosa ed aveva bisogno solamente di una conferma.
Conferma che giunse proprio nello stesso anno con il film commedia natalizia, diventata appunto un cult, ‘Una poltrona per due’. Non a caso il ruolo che ricoprì, addirittura, è stato talmente fondamentale per nominare una nuova serie di norme in materia finanziaria ‘Eddie Muprhy Rule’.
Il già citato ruolo di Alex Foley nell’altrettanto iconico ‘Beverly Hills Cop’ andrebbe ancora una volta annoverato da un punto di vista cronologico perché poi, e per tutto quel decennio, sono arrivati altri titoli come ‘Il bambino d’oro’ e ‘Harlem nights’, la sua prima regia. Ma come detto poi la discesa è stata quasi repentina.
‘Il distinto gentiluomo’ ed ‘Il principe delle donne’ non hanno riscosso il successo sperato in quel lontano 1992. In quello stesso anno fece anche un’apparizione nel video musicale ‘Remember the time’, del suo amico Micheal Jackson. Un momento di nuovo popolarità la conquistò con ‘Il professore matto’ nel 1996 per poi, tre anni più tardi, presentarsi con un film apparentemente lontano dal suo stile ‘Life’.
Forse quello è stato il primo vero tentativo di iniziare a mostrare la sua capacità recitativa, con il tentativo di allontanarsi, se non per sempre, il personaggio che si era creato. Con lui, in quel film, c’era un giovanissimo Martin Lawrence.
Un primo segnale che l’Academy Awards si stesse accorgendo finalmente di lui, dopo ‘La famiglia del Professore matto’ e ‘Norbit’, fu nel Biopic ‘Dreamgirls’. Per quella interpretazione riuscì ad ottenere una candidatura agli oscar come miglior attore non protagonista. Era il 2006.
Dopo quel ruolo prese parte ad altri film disastrosi. Progetti cinematografici poco consoni, addirittura, anche la sua stessa vena comica; sfruttata in malo modo. Tale errore lo ammetterà anni dopo con ‘My name is Dolemite’. Biopic sulla blackexploetuion. Anche qui le critiche e i giudizi del pubblico sono stati tutti positivi. Fino ad arrivare al suo grande ritorno. Un ritorno che purtroppo non ha convinto molti.
Sessant’anni, in fondo, non rappresentano né la fine e né l’inizio di qualcosa. Determina un punto ben preciso di percorso, di vita prima di tutto, in cui sono compresi quasi quarant’anni di carriera che potevano essere gestiti al meglio. Tra i titoli da ricordare ci sarebbe anche ‘Uno sbirro tutto fare’. Poliziesco che non produsse, neanche questo, effetti positivi tra gli addetti ai lavori, nonostante non fosse così male.
Forse è vero alcuni progetti non sono stati scelti con attenzione e forse altri non sono stati sviluppati nel miglior modo possibile, per continuare a far brillare la sua stella sotto la collina di Hollywood. Con ciò non si può negare comunque, al di là della fortuna ottenuta ad inizio carriera, realizzare diversi film di successo nello stesso decennio, considerati cult a distanza di tempo, non capita tutti i giorni. Capita non solo a pochi, ma a pochissimi appunti. Solo a quelli che siamo chiamano Eddie Murphy.
Auguri, Eddie!!!
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