L’Astrattismo sembra avere una storia relativamente giovane, ma, in realtà, àncora le sue radici nella notte dei tempi
Il tema dell’Astrattismo è uno di quelli più complessi, ma anche dei più affascinanti, nell’ambito della cultura artistica contemporanea.
Di Astrattismo si comincia a parlare nei primissimi anni del ‘900 – anche se qualche premonizione anticipativa era già possibile osservarla negli ultimi anni dell’ ‘800 – e se ne parla allorché cominciano a fornire il proprio contributo creativo artisti come Malevic, Kandinskij, Mondrian, van Doesburg, che danno vita ad una complessa fenomenologia creativa che si dipana dalla asciutta postulazione di Malevic, agli accenti lirici di Kandinskij, alle prospettive rigorose di Mondrian giungendo fino all’ansito apparentemente eslege di van Doesburg.
Si giunge, in tal modo, agli anni ’30, quando le dinamiche astrattiste rivelano la loro più significativa pregnanza nel momento in cui si propongono come opportunità ‘concretista’; e ciò significa che l’Astrattismo non intende rivolgersi semplicemente ad estrapolare il concetto geometrico insito e proprio delle cose, ma provvedere, piuttosto, a conferire forma concreta – di qui ‘Concretismo’ – al pensiero della mente.
Lungo tale profilo di intendimento andrà sviluppandosi una lunga pratica artistica, che vedrà emergere straordinarie personalità impegnate nel progetto creativo di animare una ricerca astrattista di grande impegno morale e culturale.
Non solo in Europa emergono altre personalità di grandissimo spessore – pensiamo, almeno, a quella di Max Bill – ma anche in Sud America, ove vanno segnalate, ad esempio, le personalità dapprima di Torres Garcia e, poi, di Carmelo Arden Quin, che sapranno animare una ricerca astrattista di straordinario interesse capace di proiettare l’ordine dispositivo geometrico dalla pura misura della simmetria e dell’ortogonalismo a quella del rapporto armonico tra rettilineità e curvilineità e, non meno, della vera e propria obliquità, in sviluppo, occorre anche dire, delle fertili premonizioni suggerite da van Doesburg.
Poi, viene il secondo dopoguerra e l’Astrattismo prende a stemperarsi in molti rivoli, che vanno dalle prammatiche ‘madiste’ a quelle dell’illusionismo ‘cinetico’, prendendo, spesso, a fare della pratica astrattista una delibazione di intrigante pulsione estetica.
Più recentemente – muovendosi in questo contesto astrattista, e traendo partito da una lunga tradizione di pratica astrattista napoletana, che affonda le sue radici già nel tardo ‘800, per continuare, poi, con le preziose delibazioni di Raffaele Castello dei primi del ‘900, giungendo, infine alle delibazioni dei gruppi di ‘Geometria e Ricerca’, ma anche del gruppo ‘Madi’ e di ‘Geometria Totale’, non dimenticando il contributo di qualche personalità isolata, come quella, ad esempio, di Ciro Pica – giungiamo alle delibazioni produttive del Movimento di ‘Astractura’, che promuove una prospettiva di riallineamento delle logiche proprie dell’Astrazione geometrica con quelle proprie di una cultura di stampo ‘concettuale’, secondo un progetto di indirizzo che non è di tipo sincretistico, quanto, piuttosto, sinergico.
‘Astractura’ si propone, innanzitutto, come istanza di rinnovamento del tracciato identitario della pratica astratto-geometrica, andando ad intercettare, ad esempio, ai primi del 2000, nella vitalità producente dell’insegnamento di Carmelo Arden Quin, il significato pregnante di una intuizione di importante rilievo: il privilegiamento, cioè, della capacità ‘inventiva’ rispetto a quella ‘creativa’. Ciò segue, peraltro, l’evoluzione che si era avuta, all’interno della comunità artistica internazionale, col passare dalla posizione degli anni ‘30 (che, per comodità, definiremo ‘conservatrice’) di Vantongerloo di stampo ‘creazionistico’ ad una visione più avanzata, cui fornisce un buon contributo anche il pensiero di Maldonado, che può definirsi propriamente ‘invenzionista’, secondo la fortunata formula che suonerà di ‘ No creation, invencion’.
Prendendo avvio da queste premesse storiche di ineludibile valore, durante i primi anni del 2000, insomma, vengono poste – ad opera di chi scrive – le premesse teoretiche per la fondazione di un vero e proprio movimento artistico, ‘Astractura’ appunto, che vedrà ufficialmente la luce, dopo un lungo periodo di gestazione, proprio dieci anni fa, nel 2011, presto fortificato dalla adesione di molte personalità di artisti non solo italiani, ma anche internazionali, che interpretano le ragioni di una pratica astrattista fondata sulla articolazione di tre principi guida che sono quelli del Linearismo, del Cinestetismo e della Cronotopia.
Sono parole, all’apparenza difficili, queste appena additate, ma, di fatto, esse segnalano la volontà e la scelta di ‘Astractura’ di disegnare un percorso evolutivo della ricerca astrattista che miri a recuperare la semplicità essenziale della linea (il Linearismo), avendo cura di armonizzare e definire appropriatamente il rapporto tempo-spazio (la Cronotopia), sapendo provvedere, infine, a determinare un processo interattivo tra autore e fruitore secondo una dinamica di fertile interscambio ‘concettuale’, che si propone attraverso una dinamica partecipativa il più intensa possibile (il Cinestetismo).
Occorreva, però, aver conto di qualche altra cosa: della accusa molto spesso avanzata nei confronti dell’Astrattismo in generale di essere, appunto, troppo … ‘astratto’, e, cioè, troppo slegato dalla realtà, troppo affidato ad una visione puramente geometrica ed intellettuale.
Avendo conto di tutto ciò ed intendendo, piuttosto, ‘Astractura’, dimostrare quanto l’analisi del dato reale non vada in conflitto con la vita vissuta di quel dato reale stesso, tale ‘movimento’ ha inteso costruire non soltanto una diversa prospettiva d’approccio metodologico per dimostrare che ‘astrattismo’ può e deve significare ‘astrazione’, e non ‘astrattezza’, ma ha provveduto, di più, a dimostrare come potesse trovare accoglienza, all’interno delle dinamiche di ‘Astractura’, una visione delle cose della vita, del loro svolgimento, spesso, presieduto dal caso.
Si afferma, in tal modo, un ulteriore aspetto della prospettiva ‘astracturista’ che è quello della valorizzazione del dato di preterintenzionalità, un aspetto saliente della vita degli uomini e dello svolgimento delle cose; ciò che rende possibile e praticabile, peraltro, in sintonia, quasi, col dettato di ‘Geometrie Barocche’ suggerito da Leonardo Sinisgalli, la locuzione di ‘Geometria nucleare’ che è quella con la quale ‘Astractura’ designa larga parte della azione creativa dei suoi artisti (di cui qui segnaliamo, a mo’ d’esempio e di campionatura, il rilievo della ricerca di Bruno D’angelo e di Carmen Novaco).
certamente molto interessante, specialmente per uno come me che fa ricerca nell’ambito della pittura astratta, e non vuole sentirsi ingabbiato da formule che proprio nell’astrattismo non dovrebbero esserci. Ma esistono gli ossimeri che anche nella pittura possono essere affascinanti