Il sistema dei trasporti mondiale è oggetto, negli ultimi anni, di una grande attenzione e di una forte dinamicità in termini di innovazione ed idee. Dovrà garantire, alle città e alle nazioni intere, condizioni di spostamento sostenibili, economiche e sempre più veloci. Moltissimi sono i progetti in campo: forse quello più affascinante è il cosiddetto “Hyperloop”.
L’Hyperloop (in italiano “grande anello”) è un’ipotesi di tecnologia futuribile per il trasporto ad alta velocità di merci e passeggeri, all’interno di tubi a bassa pressione. Il convoglio sarà costituito da capsule spinte da particolari motori elettrici, ad induzione, e da compressori d’aria. L’infrastruttura dovrebbe essere costituita da un doppio tubo sopraelevato in cui possono scorrere le capsule adibite al trasporto. L’interno del tubo verrà tenuto a bassa pressione per minimizzare l’attrito e le capsule si muoveranno su un cuscino d’aria.
Questo fantascientifico progetto nacque, nel 2013, da un’idea di Elon Musk (l’imprenditore sudafricano conosciuto soprattutto per aver fondato la Tesla) che teorizzava appunto un mezzo di trasporto ultrarapido, all’interno di un tubo privo di aria. L’idea piacque molto e venne, in seguito, acquisita dall’azienda di Richard Branson, la Virgin, per farlo diventare una concreta realtà imprenditoriale.
Oggi la “Virgin Hyperloop” si prepara a mettere in commercio convogli, a levitazione magnetica, in grado di raggiungere i 1.200 chilometri l’ora. L’Amministratore Delegato, Jay Walder, è convito che questo sarà il sistema principale mondiale di trasporto del prossimo futuro, sia per le persone che per le merci. Nel 2030 saranno coperte le prime tratte negli Stati Uniti.
Grazie all’intraprendenza di Walder, lo scorso novembre, a due passi da Las Vegas, si è realizzato il primo test, con passeggeri a bordo. Sono stati percorsi circa 500 metri alla velocità di «soli» 400 km/h (a causa della brevità del tragitto). Il test ha dimostrato che la tecnologia è pronta e sicura, e i nuovi esperimenti in West Virginia permetteranno di essere operativi entro il prossimo decennio. La sfida è ora abbassare i costi operativi: è stato calcolato che, per costruire un chilometro di infrastruttura, ci vogliono intorno ai 60 milioni di euro.
Almeno sulla carta, alcune tratte sono già pronte: per esempio, da Chicago a Pittsburgh (742 chilometri) in 30 minuti contro le due ore in aereo. Gli Usa non sono, però, l’unica prospettiva a medio termine. Il progetto ha raccolto centinaia di milioni di euro in tutto il mondo e si stanno progettando tratte in India e negli Emirati Arabi. Qui gli ingegneri sono al lavoro per collegare Abu Dhabi a Dubai in soli 12 minuti.
Importanti sviluppi anche in Europa, grazie all’importante contributo italiano di Alchimia, una società di venture capital, guidata da Paolo Barletta. Il giovane imprenditore romano ha aperto un tavolo di discussione anche con Leonardo per l’ingegnerizzazione delle capsule, utilizzando la fibra di carbonio. L’Italia potrebbe essere quindi tra i primi in Europa a dotarsi di tale infrastruttura. Nel nostro Paese si inizierà con tratte brevi: Milano-Malpensa e Roma-Fiumicino da percorrere in meno di 2 minuti. Poi il progetto è costruire la “grande metropolitana del Nord”, un sistema di tubi che va da Torino a Venezia, con fermate intermedie. Infine il collegamento italiano per eccellenza, Milano-Roma, che verrà coperto in soli 30 minuti.
Anche il colosso cinese si sta rapidamente muovendo in questo settore. Sembra, infatti, in dirittura d’arrivo il nuovo treno super veloce a levitazione magnetica, in grado di viaggiare a 620 km/h. In questo caso l’innovazione sta nella leggerezza dei vagoni in fibra e nell’utilizzo dell’azoto liquido al posto del meno efficiente elio. Il treno fluttua sui binari senza mai toccarli, annullando quasi del tutto la resistenza con le rotaie. Lo stesso identico principio delle calamite dai poli uguali che si respingono a vicenda. Ma già oggi la Cina vanta la linea “Maglev” più veloce al mondo: lo “Shanghai Transrapid”, in servizio dal 2004, capace di arrivare fino ai 430 km/h.
Anche il Giappone, già all’avanguardia nei sistemi di trasporto, sta lavorando a un collegamento Tokyo-Nagoya da 500 km/h, previsto per il 2027.
Queste tecnologie stanno subendo quindi una rapida evoluzione e, malgrado i forti investimenti iniziali, grandissimi saranno i profitti per le prime società che arriveranno alla realizzazione definitiva dei vari prototipi. Tale trasformazione è supportata anche dal fatto che il piano Ue, per la riduzione delle emissioni inquinanti entro il 2030, prevede cambiamenti radicali proprio nel sistema di trasporto pubblico, nel suo complesso. Spazio quindi all’innovazione!