DA HUMPREY BOGART AL COMMISSARIO RICCIARDI
Dapprincipio fu Humphrey Bogart. Il suo investigatore privato Sam Spade attraversa i 100 e passa minuti de “Il mistero del Falco”, splendido noir tratto da un romanzo di Hammet magistralmente diretto da John Houston, con una sigaretta stretta tra le labbra e un vecchio impermeabile stretto in vita. Le avvisaglie che stava per nascere un’icona c’erano già tutte, ma bisognava ancora aspettare un paio di anni perché tutto il mondo se ne accorgesse.
Bisognava aspettare la nebbia e un addio tra due amanti entrato nella storia del cinema. Protagonista sempre il vecchio Bogie. La sua uscita di scena nella scena cult di un film diventato leggenda trasformano, infatti, lui in un mito e il suo impermeabile in un’icona di stile. La scena è ovviamente quella in cui Rick dice addio ad Elsa/Ingrid Bergman all’aeroporto e il film neanche a dirlo “Casablanca”. Correva l’anno 1942.
Da quel momento l’impermeabile diviene la “divisa” di Bogart, che lo indossa tra l’altro anche ne “Il grande sonno” sul cui set incontra Lauren Bacall, l’amore della sua vita. Erano altri tempi. Erano gli anni d’oro di Hollywood. Quando gli attori erano star e ciò che indossavano da semplici vestiti diventavano appunto simboli. Dopo Bogart ne vennero altri, anche se ovviamente nessuno più come lui.
Robert Mitchum dall’espressione dolente e lo sguardo tagliente ne porta uno quando entra nei panni dell’ispettore Marlowe. Audrey Hepburn lo indossa, mentre corre in cerca del suo gatto senza nome per le strade di New York, in “Colazione da Tiffany” tratto da Capote.
Persino l’indimenticabile Lino Ventura non può farne a meno per dare più carattere ai suoi personaggi duri ma integerrimi. Eppure dovremo aspettare quasi mezzo secolo e la televisione per ritornare ai fasti di Casablanca. Arrivano gli anni ’70 e sul piccolo schermo compare un tenente di polizia della squadra omicidi di Los Angeles. Si chiama Colombo ed indossa un impermeabile beige. Un vecchio e sdrucito impermeabile beige. Lo indossa per 69 episodi, tanto dura una delle serie investigative più longeve al mondo e quasi rischia di oscurare la popolarità di Bogart. In verità anche se il capo è lo stesso, lo stile è decisamente diverso.
Uno evoca lampioni che si intravedono appena nella nebbia di città come Detroit o Chicago, bar fumosi e donne bellissime che nascondono oscuri segreti; l’altro atmosfere metropolitane, delitti ingegnosi e serate casalinghe. Grazie al tenente Colombo l’impermeabile torna a vivere una seconda giovinezza sullo schermo, anche se in effetti non era mai stato veramente dimenticato, ma sempre considerato un elemento indispensabile nel look di qualsiasi investigatore che si rispetti, sia appartenente alle forze dell’ordine che privato.
Difficile trovare una spiegazione razionale al fascino di un capo spalla nato dall’ingegno di uno scozzese – Macintosh – per proteggere dalla pioggia durante le battute di caccia. Quel che è, certo, però è che nel secolo appena trascorso indossarlo è sempre stata una mossa azzeccata sullo schermo, cinematografico e televisivo.
In un modo del tutto inspiegabile ad un attore basta, infatti, un impermeabile, una sigaretta e un cielo plumbeo per diventare subito affascinante, ad una donna un impermeabile, un paio di tacchi e la pioggia per diventare misteriosa e intrigante. E’ il fascino dell’impermeabile che non accenna a morire. E se qualcuno avesse bisogno di una conferma, basterebbe solo che pensi al successo dell’ultimo commissario apparso sullo schermo. Si chiama Ricciardi, gira per le strade di una splendida Napoli degli anni ’30 e neanche a dirlo porta un impermeabile.