Il sipario sulla prima stagione de ‘Il Commissario Ricciardi’ è da poco calato. Oltre ai commenti a caldo rimane di sicuro l’amaro in bocca per un finale già conosciuto, almeno per chi ha letto il settimo romanzo, e che ha rivelato l’addio di un personaggio amato fin da subito. Tanto è che la stessa brava attrice che lo ha impersonato è stata definita ‘la tata che tutti vorrebbero’. Stiamo parlando de la Tata Rosa alias Nunzia Schiano. Con lei siamo al quarto appuntamento con la rubrica ‘Incontri’, inaugurata meno di un mese fa.
Parlando con lei scopriamo, fin da subito, che non ama interpretare sempre gli stessi ruoli, per evitare, appunto, di essere intrappolata, come la definisce, nella cosiddetta ‘zona comfort’. Facendole così perdere il gusto per la recitazione. Ciò è dimostrato anche dalla sua carriera, che sembra essere iniziata tardi, almeno dal punto di vista televisivo e cinematografico:
“Io ho incominciato con un piccolo ruolo con Carlo Vanzina in ‘Anni ’50’. Facevo una cameriera del Quisisana. In seguito, Carlo Vanzina, mi ha voluto anche per il film successivo: Vacanze di Natale. Quindi devo dire grazie a Carlo Vanzina che poi mi ha voluto anche per ‘South Kensigton’, che sono andata a girare a Londra. Carlo è stato quello che ha visto lungo nella mia possibilità di fare anche il cinema. Ero proprio a digiuno, non era il mio mondo. Ed è stato un esordio, devo dire, con un signore che il cinema lo sapeva fare”.
Il suo percorso profesisonale, però, ha avuto inizio con gli spettacoli teatrali: “Ho fatto teatro da quando avevo diciott’anni ed è sempre stato nella mia vita. In quel periodo dovevo fare addirittura uno spettacolo con Renato Carpentieri al Teatro Bellini e capitò questa occasione e devo dire grazie anche al Teatro Bellini all’epoca e a Renato, perché mi hanno dato la possibilità di andare a fare il film perché era un’occasione, i quali stesso loro mi dicevano che era un’occasione importante e che non sarebbe stato giusto farmi perdere. Il cinema offriva delle paghe che per noi di teatro erano ai limiti dell’inverosimile”.
Ma Nunzia Schiano non si ferma qui. Non solo è in vena di ringraziamenti, come giusto che sia, ma ci aiuta a ricordare un po’ tutto quello che ha fatto sul grande e piccolo schermo. La sua filmografia, seppur non essendo sconfinata, è di tutto rispetto. Basta ricordare alcuni titoli. E qualcuno lo approfondisce lei, sempre ringraziando questa volta, Umberto Marino “che mi ha fatto fare ‘Il Bambino di Betlemme’, dove io avevo un ruolo da protagonista vero e proprio.
Come detto ero veramente una sconosciuta e lui mi ha affidato un ruolo bellissimo. Impersonavo questa suora e si è fidato. Ed essendo nuova mi meravigliai. Ma lui mi disse che ero giusta per questo ruolo dicendo: sicuramente lo farai bene. I miei ringraziamenti non vanno solo ad Umberto Marino, ma anche lo stesso Sironi con cui ho fatto ‘Salvo D’acquisto’. Sono stata fortunata da questo punto di vista, perché ho lavorato con registi che hanno avuto sempre grande fiducia e mi hanno dato, diciamo, la possibilità di fare tanto”.
E Nunzia Schiano ha fatto veramente tanto al cinema. Non solo Vacanze di Natale 2000, ma anche: ‘Il paradiso all’improvviso’, ‘L’oro di Scampia’, ‘Dogman’, ‘La Kryptonite nella borsa’, ‘Napoletans’, ‘Reality’ e tanti altri titoli che verranno indicati più avanti.
Lo ammettiamo, Nunzia Schiano, ci anticipa non una ma ben due domande relative al ruolo che ha dato molte soddisfazioni. Ce le anticipa mentre continua a parlare dei registi che ha incontrato e che le hanno dato molta fiducia. Anche Alessandro D’Alatri non poteva mancare all’appello: “Con Alessandro c’è un rapporto di grande stima, di grande affetto. Per cui quando sono andata a fare il provino per Tata Rosa ci ho messo veramente tutto il mio impegno perché dovevo fare bene. La trafila è stata estremamente regolare” anche lei, come Mario Pirrello, ci parla del provino. Definendolo come un colloquio di lavoro, il provino serve per intuire se un attore è giusto oppure no per un tipo di ruolo per poi continuare, svelandoci che è anche appassionata della saga letteraria ideata da De Giovanni:
“Io sono una lettrice di Ricciardi, mi sono innamorata subito e quindi dalla mia avevo anche il fatto di conoscere la storia. Non sono maniacale come lettrice che mi ricordo tutto alla perfezione. Però il mondo di ‘Ricciardi’ mi ha affascinato fin da subito con queste figure femminili, particolari, e Tata Rosa era una di quelle figure belle”.
Si Sofferma a descrivere il proprio personaggio: “Tata Rosa è una donna concreta, una donna che decide di votare la sua via per questo signorino che però è anche in grado di gestire il patrimonio di Ricciardi. La lettura dei romanzi non solo mi è entrata dentro, ma mi è servita per entrare nel ruolo. Quindi è stata fondamentale per affrontare il personaggio. Anche perché si parla di un mondo completamente diverso da quello di oggi”.
Nel risponderci ci fa notare un piccolo particolare, rapportato proprio all’epoca di Ricciardi: una donna sui sessanta anni, negli anni ’30, era considerata anziana. Oggi, invece no. Ciò vale anche per gli uomini. Di fatto è come se, non solo nel leggere i romanzi ma anche nel vedere la fiction, si entrasse in un mondo a parte, in una dimensione sconosciuta e difficile da comprendere per certi aspetti.
Durante la chiacchierata telefonica diventa quasi naturale chiederle, e sarebbe stato un vero delitto se non fosse stato così, com’è stato recitare con ‘Il Commissario Ricciardi, alias Lino Guanciale: “Lavorare con Lino è stato veramente molto bello e molto semplice. Da subito c’è stata una grande empatia. Del resto non poteva essere diverso dato il tipo di rapporto che c’è tra i nostri personaggi. La parte più vulnerabile, forse, di Ricciardi esce fuori con poche persone, tra cui anche Maione. I suoi atteggiamenti, che per qualcuno sembrano rappresentare distanza, in realtà, sono essenzialmente di difesa. Tata Rosa sa che c’è qualcosa, ma non conosce veramente il suo dramma interiore. Abbiamo lavorato con grande semplicità e con grande complicità. Sembrava che avessimo lavorato chissà quante volte insieme”.
Proviamo ad approfondire ulteriormente, anche se non c’era alcun bisogno, il rapporto tra lo stesso Ricciardi e la Tata Rosa; un rapporto inteso quasi come quello di un nipote con la nonna. Ma “un nipote che è sempre cresciuto con la nonna e la Tata gli ha fatto sempre da madre” e Nunzia continua parlando ancora del suo personaggio, con lo scopo di presentarla meglio a chi, nonostante avesse letto i libri, lo definisce un personaggio burbero: “Burbera non significa forte energica alla Rottenmaier, per intenderci. È severa, ma quando riceve un gesto di tenerezza, specie da parte dello stesso Ricciardi, resta attonita e lei, quando tende a cacciarlo, lo fa perché ha paura di commuoversi davanti a lui. E se fosse stata veramente burbera non avrebbe mai cercato di mettere insieme Ricciardi con la Signorina Colombo”.
L’analisi, però va oltre. Usciamo dal mondo dei personaggi ideati da Maurizio De Giovanni per chiedere alla nostra intervistata qual è, nella sua essenza, la differenza tra la recitazione teatrale e quella televisiva o comunque cinematografica. Il suo è un discorso semplice, che arriva dritto al punto ma ci colpisce un’espressione, una metafora: l’attore di teatro è un trapezista senza rete. Il paragone è fin troppo chiaro e tutto ruota intorno, di serata in serata, che tipo di pubblico si ha di fronte. E sempre riguardante il teatro le chiediamo a quale ruolo si è sentita più affezionata. Ci risponde: ‘Filomena Marturano’, personaggio che lo ha portato addirittura a Buenos Aires, ottenendo grandissimo successo.
Intuiamo che con lei si potrebbe andare all’infinito e parlare di qualsiasi cosa, perché Nunzia Schiano si concede e anticipa le domande con risposte approfondite e molto soddisfacenti. La sua carriera, però, oltre al teatro e al cinema è anche serie tv. Non solo per ‘Il Commissario Ricciardi’. Tra le tante partecipazioni spiccano quelle in ‘Don Matteo’, dove ha avuto l’altrettanta fortuna di recitare con Terence Hill e nell’altro filone letterario-televisivo, sempre di De Giovanni, ‘I Bastardi di Pizzofalcone’. Esattamente nel terzo episodio della prima serie, in cui interpreta una ex-portiera di un palazzo che identifica, continuamente, l’ispettore Lojacono come commissario. Un siparietto divertente.
In quell’occasione Nunzia Schiano recita con Alessandro Gassman. Per entrambi ha parole piene di stima, affermando di essersi trovata a suo agio nel recitare con loro. Ma la domanda finale non poteva che essere relativa ad un altro Alessandro, quello che di cognome porta Siani. Con lui ha lavorato, in modo particolare, in ‘Benvenuti al Sud’ e Benvenuti al Nord’, venendo considerata, quasi, la mamma d’Italia. Anche con lui ha un rapporto straordinario: ‘E’ come un figlio per me’.
Concludiamo scoprendo i suoi prossimi lavori. Il primo è tratto da un romanzo di Pino Imperatore dal titolo ‘Benvenuti in casa Esposito’: “E’ una storia un po’ strana: si parla di un figlio di un grosso boss che però è molto maldestro. Tutto potrebbe fare, fuorché il boss. Vive in una famiglia scombinata, composta dalla moglie aggressiva, la madre del Nord. Una storia familiare molto particolare e divertente, che lascia spazio alla riflessione. Però non mi voglio dilungare per far scoprire troppe cose” e noi giustamente acconsentiamo. L’altro progetto dove la vedremo sarà: La bambina che non voleva cantare, che andrà in onda su Rai1 il prossimo 10 marzo.
Prima di congedarci da lei ci concede un’ultima domanda. Semmai sarebbe più giusto dire una vera e propria curiosità, ovvero quali sono i suoi hobbies: “Mi piace molto ricamare perché mi tranquillizza”.