E anche la quinta puntata è andata. Si trattava, per la precisione, del sesto romanzo de ‘Il Commissario Ricciardi’: ‘Vipera – nessuna resurrezione per il Commissario Ricciardi’, appunto. Dunque anche il quinto episodio è andato, volato via, catturando altri 5.816.000 di telespettatori. Non concedendo nulla per l’ennesima volta alla concorrenza. Il successo è ormai certificato ampiamente e pacificamente. Pensare ad un calo di ascolti proprio all’ultima serata, stabilita per il prossimo 1° Marzo, è mera utopia.
Nelle precedenti settimane si era posto l’accento sulla precisione delle trasposizioni dei singoli romanzi, ieri invece ci sono state notevoli variazioni. E’ logico in fondo, quando si salta il vero quinto romanzo della saga; è naturale che qualche carta viene mescolata. Scelta legittima e sacrosanta che non ha stonato e non ha fatto storcere il naso a coloro che hanno letto le pagine ideate dallo scrittore partenopeo.
Avevamo accennato ad una svolta per il Commissario che vede le anime di coloro che sono stati ammazzati. Una svolta che non solo nasce per mere esigenze televisive, ma che segue il canovaccio previsto anche nella serie a romanzi. Forse un personaggio uscirà di scena? Una persona tanto cara ad Alfredo Luigi Ricciardi? Forse sì o forse no. Di sicuro, tra queste righe, non si può svelare. Non solo per non spoilerare, ma anche perché non si sa se effettivamente la serie televisiva segue di pari passo i libri.
Certo, come detto qualche variazione è stata notata nella puntata di ieri. Il bacio di Enrica a Ricciardi, per esempio, non avviene in ‘Vipera’ ma nella trama di ‘Per mano mia’. E non è solo questa la modifica vista ieri sera. Ciò, però, che deve balzare all’attenzione di tutti noi è che le storie, i personaggi rappresentano messaggi universali. Messaggi sia impliciti che espliciti. Non esiste un’unica direzione. Non esiste un unico ‘discorso’.
Molto probabilmente sarebbe più giusto affermare che non esiste nemmeno un’unica storia nel mondo ideato da Maurizio De Giovanni: Ricciardi, Enrica, Livia, il dottor Modo, il Brigadiere Maione con la sua famiglia legata ad un atroce perdita, Garzo, Rosa, ‘Bambinella’. Tutti personaggi con le loro storie personali che sembrano intrecciarsi verso l’elemento principale: ovvero quello dell’omicidio da risolvere e quindi del giallo.
Ma anche qui si deve sostenere che nessun elemento, di quelli citati e non, sono da considerare appartenenti ad una gerarchia. È ingiusto ritenere l’esistenza o la presenza di elementi principali e secondari o d’integrazione alla storia o alle storie. Tutte le componenti assumono medesima rilevanza ai fini dello sviluppo della struttura narrativa. Ecco il ‘movente’ per cui ‘Il commissario Ricciardi’ vince. Sia in ambito letterario che in ambito televisivo. Per di più introducendo un particolare palesemente lontano dalla nostra tradizione: il soprannaturale.
Una miscela esplosiva che di sicuro non tradirà nemmeno all’ultima puntata di lunedì prossimo, quando calerà momentaneamente il sipario su una delle produzioni più ambiziose degli ultimi anni; in attesa della seconda stagione e con un giudizio completamente definitivo rispetto a ciò che è stato anticipato fino adesso.