13 dicembre 1939, alle ore 6.18, al largo dell’estuario del Rio de la Plata, la corazzata tascabile tedesca Admiral Graf Spee, al comando di Hans Langsdorff, incappò in squadra navale britannica, composta dagli incrociatori leggeri Ajax ed Achilles e dall’incrociatore pesante Exter, agli ordini del commodoro Henry Harwood.
Le artiglierie tedesche aprirono immediatamente contro l’Exter, dando inizio alla battaglia del Rio de la Plata, la prima battaglia navale della II guerra mondiale.
La corazzata Admiral Graf Spee, da diversi mesi, imperversa nelle acque dell’Oceano Atlantico Meridionale e dell’Oceano Indiano, attaccando ed affondando i mercantili che trasportano viveri ed altri rifornimenti alla Gran Bretagna. La nave era salpata dalla base tedesca di Wilhelmshafen il 21 agosto 1939 per portarsi nelle acque antistanti il Sud America.
Mentre era in navigazione, il 1 settembre 1939 il comandante Langsdorff fu informato dell’invasione della Polonia da parte delle armate tedesche ed il successivo 3 settembre il comandante fu altresì informato dell’entrata in guerra della Francia e della Gran Bretagna, alleate contro il Terzo Reich.
Il 26 settembre 1939 alla nave fu ordinato di iniziare la guerra di corsa contro il traffico navale inglese sulle rotte che dal Sud America e dall’Africa conducevano all’Inghilterra. Gli ordini erano chiari: affondare i mercantili ed evitare i combattimenti.
La flotta tedesca, allo scoppio della guerra, infatti, disponeva di navi potenti e moderne, ma non in numero sufficiente per poter sfidare in una grande battaglia la Royal Navy o la Marine Nationale francese. Non potendo quindi distruggere le flotte nemiche in uno scontro diretto, i tedeschi adottarono la tattica della guerra di corsa, diretta alla distruzione del traffico mercantile nemico.
Si dovevano quindi affondare le navi che trasportavano materie prime e cibo alla Gran Bretagna, compromettendo così la capacità industriale inglese ed affamandone la popolazione.
Per raggiungere questo obiettivo la Kriegsmarine tedesca utilizzò sia i sommergili, i famigerati U-Boot, sia le navi della propria flotta di superficie, tra cui la Graaf Spee. La crociera della nave tedesca fu abbastanza soddisfacente, dal momento che nel giro di quasi tre mesi, furono affondate nove navi per quasi 50.000 tonnellate. Nel corso di questi mesi il comandante Langsdorff dimostrò grande spirito cavalleresco ed umanità, dal momento che nessun marinaio inglese fu ucciso nel corso degli affondamenti.
Gli equipaggi venivano prima fatti sbarcare e solo dopo ciò, la Graf Spee colava a picco i bastimenti. Per individuare la nave tedesca fu scatenata una gigantesca caccia in tutto l’Atlantico. Il 13 dicembre 1939, la squadra navale di incrociatori delle Isole Falkland, al comando di Harwood, soprese la Graf Spee al largo dell’estuario del Rio de la Plata.
Consapevole dell’inferiorità dell’armamento delle sue navi rispetto ai più potenti cannoni tedeschi, Harwood ordinò all’Exter di attaccare la nave tedesca su un lato, mentre l’Ajax e l’Achilles avrebbero attaccato dall’altro.
Ne seguì uno scontro violentissimo, i cui i tedeschi non poterono concentrare il fuoco su una sola nave, ma dovettero dividere il tiro.
Nonostante ciò, l’Exter fu gravemente danneggiato e costretto ad abbandonare lo scontro per raggiungere le Falkland. Tuttavia, i restanti incrociatori inglesi arrecarono diversi danni alla Graf Spee che fu costretta ad interrompere la battaglia, dirigendosi a tutta forza verso il porto di Montevideo, capitale del neutrale Uruguay, allo scopo di poter curare i marinai feriti e riparare la nave.
L’arrivo della Graf determinò l’inizio di una intensa attività diplomatica, che coinvolse gli ambasciatori Gran Bretagna, Francia e Germania ed il Ministro degli Esteri Uruguaiano.
All’inizio, l’ambasciatore inglese Millington-Drake ed il collega francese Gentil, fecero pressione sul governo dell’Uruguay affinché obbligasse la nave tedesca a lasciare il porto di Montevideo entro 24 ore dal suo arrivo, invocando la Convenzione dell’Aja, che vietava la sosta di una nave da guerra di una nazione in stato di belligeranza per un periodo superiore alle 24 ore.
Il governo uruguaiano, invece, decise di concedere ai tedeschi un termine di 48 ore, richiamando precedenti decisioni adottate nei confronti delle navi inglesi e francesi nei mesi precedenti. Tuttavia, gli alleati furono costretti ad invertire strategia, dal momento che, a parte le malconce navi di Harwood, a cui si era unito un altro incrociatore, il Cumberland, non potevano affrontare un nuovo scontro con la Graf Spee.
Inoltre, le altre navi della flotta erano troppe lontane da Montevideo per poter arrivare tempestivamente. I diplomatici ricorsero quindi ad una tattica diversa: ritardare la partenza dei teschi fino all’arrivo dei rinforzi.
Millington-Drake fece ricorso ad un’altra clausola della Convenzione dell’Aja che proibiva ad una nave da guerra belligerante di lasciare un porto neutrale per almeno 24 ore nel caso in cui fosse precedentemente salpata una nave mercantile di nazionalità nemica.
Per questo, gli inglesi ed i francesi ritardarono la partenza di due loro bastimenti, obbligando Langsdorff a rimanere in porto fino al 17 dicembre, ultimo termine concesso dal governo uruguaiano. Inoltre, gli inglesi sfruttarono a loro vantaggio la circostanza che le linee telefoniche della loro ambasciata di Montevideo fossero intercettate dai tedeschi.
In una serie di conversazioni con l’ambasciata inglese di Buenos Aires, i diplomatici, ben consapevoli che i tedeschi li stavano ascoltando, parlarono apertamente dell’imminente arrivo di diversi navi da guerre, aggiungendo che le stesse erano ormai in vista di Montevideo. Fu un clamoroso bluff.
Sempre più confuso da queste notizie false e da ordini da Berlino che gli imponevano di evitare la cattura della nave, il comandante Langsdorff, temeva di dover condurre la propria nave incontro a poderose forse nemiche con l’affondamento della Graf Spee e la morte di molti suoi uomini.
Per questo, la sera dl 17 dicembre 1939, la Graf Spee uscì dal poro di Montevideo, per poi fermarsi, allo scopo di permettere al proprio equipaggio di trasferirsi su un mercantile tedesco. Qualche minuto dopo le cariche di esplosivo disposte dai tedeschi detonarono con un boato impressionante, avvolgendo la nave dalle fiamme.
Dopo l’autoaffondamento della sua nave, Langsdorff e i suoi uomini ripararono a Montevideo. Il 20 dicembre 1939, avvolto nella bandiera della marina imperiale tedesca ed in preda alla depressione per la perdita della sua nave, Hans Langsdorff si uccise sparandosi un colpo alla tempia.
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