Alle 22.50 John Lennon venne colpito da quattro colpi di pistola davanti all’ingresso del suo residence

Come ci ha ricordato Serena Lamolinara, nel suo articolo, ‘Double fantasy’ era uscito da tre settimane. Divenne il suo ultimo successo di una di una carriera musicale per molti versi irripetibile. La sua grande carriera. Inaugurata nei maleodoranti locali di Liverpool con altri tre amici, in particolar modo nel Cavern Club. In quell’anno, il 1980, stava per incominciare un’epoca storica molto interessante. Non solo per la musica. Era l’8 dicembre quando John Lennon, in quella tarda serata, stava per tornare a casa, al Dakota Building di New York. Il suo residence personale.

Tornava da una sessione di registrazione con sua moglie, la donna più odiata nella storia del rock, Yoko Ono. Ci immaginiamo la scena. John che arriva a bordo della sua limousine davanti all’edificio in cui abitava. C’è qualche fan. Normale che ci sia, come normale era trovarlo davanti alla villa di Elvis Presley.

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Scende e firma qualche autografo prima di rincasare. Anche prima si era ritrovato ad accontentare i suoi ‘sostenitori musicali’. Pensate cari lettori, qualche minuto prima di recarsi presso lo studio di registrazione, un ragazzo lo avvicinò facendosi autografare la copertina del suo ultimo long play.

https://www.youtube.com/watch?v=CUz_qfFDO6U

Pensate anche ad un’altra stranezza. Quello stesso ragazzo era partito, addirittura, dalle Hawaii per andare a New York ed avvicinarlo. Sarebbe il caso di dire: cosa non si farebbe per un autografo, vero? Vorremmo tutti che fosse andata così, quella notte. Vorremmo tutti che si fosse trattato solo di questo. A quest’ora John Lennon sarebbe ancora tra noi, forse.

https://www.youtube.com/watch?v=hcm0OAJXu0c

Si, perché in quaranta anni molte cose possono capitare. Quella più naturale ed inevitabile che potrebbe succedere è quella d’invecchiare e, John, se gli acciacchi dell’età glielo avrebbero permesso avrebbe di sicuro celebrato il suo 80° compleanno. Invece la triste verità la conosciamo tutti. Da lunghi quaranta anni ormai.

Il ragazzo che lo avvicinò due volte, nella stessa serata, si chiamava Mark Dave Chapman ed era uno squilibrato, uno che si sentiva tradito dall’uomo che non volle mai essere definito ‘Re’ della musica. Perché per lui ci sarebbe stato sempre un unico sovrano: Elvis Presley.

https://www.youtube.com/watch?v=YnF0Am3YvGk

Il Re del Rock era già sei piedi sotto terra, a parte per qualche strano avvistamento, già da tre anni. John Lennon gli riuscì appena ad entrare nella dimensione gli ‘anta’. Un’età in cui alcuni aspetti della vita incominciano ad esser più chiari e definiti. Quattro spari lo colpirono alle spalle dopo che aveva sentito echeggiare il suo nome. Si voltò e dopo una frazione di secondi tentò di fuggire. Niente da fare.

Le ferite provocate erano troppo gravi da evitare quello che poi il mondo scoprì qualche ora dopo. Chi diede per primo la notizia fu un commentatore di una partita di football. In Italia, invece, fu il giornale radio a rendere edotti della tragedia e con una serie d’inesattezze dovute, principal modo, per come circolò la notizia in quelle stesse ore.

La morte di John Lennon, in quella sera maledetta dell’8 dicembre del 1980, determinò la brusca fine di un’era musicale leggendaria. Tra le 22.50, orario degli spari, e le 23.15, orario in cui venne ufficializzata la sua morte tutto finì. Da quel momento in poi si è solamente potuto immaginare cosa in realtà avrebbe dato al mondo l’ex Beatles. Quante collaborazioni musicali avrebbe fatto? Quanti altri capolavori ci avrebbe regalato? Di sicuro non si sarebbe mai risparmiato su alcuni temi, su alcune battaglie che intraprese attraverso le sue canzoni più iconiche, più rappresentative. Da Imagine a Give a Change a tante altre.

Ma citare tutti i singoli, tutti gli album con il gruppo storico o da solista è impossibile. La sua vita, la sua parabola è stata, nel corso di questi lunghi quarant’anni oggetto di documentari, libri, film. I suoi drammi personali lo forgiarono e non lo distrussero come persona. La sua sincerità nei testi apprezzata da tutti indistintamente. La sua genialità creativa con le sette note anche.

Perdere un personaggio del genere non è stato facile. Ucciso per una morte, come fu definita in quei giorni, tipicamente americana. Con lui se ne andò, definitivamente, anche la possibilità di rivedere gli stessi Beatles insieme almeno per un’ultima volta. Per John Lennon non ci fu un vero e proprio funerale.

La gente, una volta appresa la notizia, si radunò, per tutta la notte, davanti al residence del cantante inglese, tenendo svegli con i canti Yoko Ono. La stessa Yoko invitò la folla a radunarsi in preghiera a Central Park. E così avvenne il 14 dicembre di quello stesso anno. Il ‘Time’ riportò che la morte di John Lennon, dal punto di vista emotivo, fu paragonabile quasi alle tragedie dei politici John e Bobby Kennedy e del Pastore Protestante Martin Luther King.

Come detto il funerale non venne celebrato. Il corpo fu cremato e le ceneri conservate presso il Ferncliff Cemetery di Hartsdale, New York, dove si trovano tutt’ora. Ma lui vivrà sempre nel ricordo di chi ha vissuto la sua epoca e attraverso le sue canzoni.

https://www.youtube.com/watch?v=qpLSN-D05Z8
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