Il 4 dicembre del 1977 Jean Badel Bokassa, presidente a vita della Repubblica Centroafrica dal 1972, si fa incoronare imperatore del piccolo stato centroafricano, con una sfarzosa cerimonia nella capitale Bangui. Nato il 22 febbraio 1921 in un villaggio del Centroafrica, allora colonia francese denominata Ubangi-Sciari, Bokassa si arruola fin da subito nell’esercito coloniale francese.
Ha combattuto con le formazioni golliste della “Francia Libera” durante la II Guerra Mondiale, guadagnandosi Légion d’honneur e d’una croce di guerra. Successivamente parteciperà alla guerra di Indocina, terminando la sua carriera militare in Senegal. Durante quel conflitto conquisterà il grado di capitano, divenendo l’africano con il più alto grado raggiunto in un esercito coloniale. Dopo l’indipendenza del suo paese, nel 1956, Bokassa tornò in patria assumendo il comando in capo del piccolo esercito centroafricano.
Nel 1966 guidò un colpo di stato con cui rovesciò Dacko, divenendo il nuovo dittatore della Repubblica Centroafricana, di cui assume il ruolo di presidente a vita nel 1972. La svolta arriva il 4 dicembre 1976 quando si proclamò l’Impero Centroafricano.
La scelta di proclamarsi Imperatore non era altro che il tentativo folle di imitare Napoleone Bonaparte. Suo idolo personale fin da quando era giovane. La sua iniziativa era giustificata dall’idea che creare una monarchia centroafricana avrebbe aiutato il piccolo paese ad elevarsi dal resto del continente e guadagnarsi il rispetto del mondo.
In questa sua follia Bokassa gode dell’appoggio incondizionato della Francia di Giscard d’Estaing, che ancora esercita un fortissimo potere politico sulle ex colonie francesi. L’interesse francese sulle vicende centroafricano è dettato anche dalla necessità di assicurarsi l’approvvigionamento dell’uranio centroafricano, un minerale vitale per il programma nucleare francese.
La sontuosa cerimonia (per non dire grottesca), che si svolse il 4 dicembre 1977 a Bangui, richiese una spesa di circa venti milioni di dollari di allora. Praticamente la metà del bilancio dell’intero Centroafrica, già allora poverissimo. Il giorno della celebrazione, Bokassa, giunse a bordo di una carrozza trainata da una pariglia di cavalli bianchi. Era scortato da tremila soldati, che quel giorno sfilavano indossando uniformi sfarzosissime, sullo stile di quelle della Grande Armèe di Napoleone.
Per l’occasione, il futuro imperatore indossa un mantello di ermellino e velluto rosso lungo sei metri. Altrettanto ricchi erano gli abiti della moglie Caterina, che da quel momento in poi assumerà il titolo di imperatrice. Mentre il figlioletto di quattro anni assunse il ruolo di principe ereditario.
Sceso dalla carrozza, Bokassa, raggiunse il trono a forma di aquila. Un trono realizzato in bronzo dorato dal peso di due tonnellate ed impreziosito con migliaia di perle e cristalli. Per raggiungerlo camminò su ventiseimila petali di fiori freschi recisi quella stessa mattina e fatti arrivare appositamente dalla Francia in aereo.
Numerosi leader europei, esponenti delle famiglie reali e delle nobiltà europee erano stati invitati, ma tutti quanti declinarono l’invito. Solo l’ambasciatore francese, che, in palese imbarazzo assistette alla cerimonia. Addirittura era stato anche invitato il Papa Paolo VI, anch’egli assente, dal quale Bokassa sperava di essere incoronato. Tuttavia, il dittatore risolse a questo inconveniente con una mossa teatrale. Egli raccolse dalle mani del Vescovo di Bangui, che era suo cugino, una corona di oro massiccio, tempestata di diamanti, smeraldi e rubini, realizzata in Francia, ponendosela sul capo.
Una patetica e tragica parodia dell’auto incoronazione di Napoleone raffigurata da Jean – Luis David. Dopo questa celebrazione seguì un lussuoso banchetto, con portate provenienti direttamente dal famoso ristorante parigino Maximes de Paris, trasportate via area a spese del governo francese. L’Impero Centroafricano fatto di miseria, fame, povertà e violenza durerà, con l’appoggio del Governo Francese, fino al 1979 quando un colpo di stato depone Bokassa.
Il suo protettore Giscard d’Estaing, morto pochissimi giorni fa, pagò cara la sua amicizia con il dittatore. I due, infatti, hanno partecipato a diversi safari in Africa e non era mistero che la compiacenza del Presidente francese era frutto anche dei numerosi diamanti ricevuti in regalo dalla moglie di D’Estang, da parte dell’Imperatore. Inorriditi da queste frequentazioni, gli elettori francesi decreteranno la sconfitta di Giscard d’Estaing alle elezioni presidenziali del 1981.
Dopo la sua deposizione Bokassa sarà processato in Centroafrica per i crimini commessi, tra cui anche episodi di cannibalismo, anche se per questi sarà assolto. Condannato alla pena capitale, commutata poi in ergastolo e poi successivamente graziato, morirà da uomo libero il 3 novembre 1996.
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