La sua vittoria è stata ufficializzata ieri, nel tardo pomeriggio in Italia
L’annuncio è arrivato ieri, nel tardo pomeriggio. Un’ufficialità attesa da giorni, per non dire da tempo. Joseph Robinette Biden, meglio conosciuto come Joe Biden, è diventato il nuovo Presidente degli Stati Uniti. Il 46° della loro storia. La notizia ha suscitato gioia in tutto il mondo. Per le strade d’America la maggior parte delle persone è uscita da casa per festeggiare. I singoli capi di Stato hanno inviato messaggi di congratulazioni e di pronta collaborazione con il nuovo inquilino della Casa Bianca.
Una vittoria giunta sul filo del rasoio, una vittoria sentita da tutti. Forse anche da coloro che quattro anni fa votarono Donald Trump in segno di protesta, con la speranza che il Partito Democratico non commetta di nuovo gli stessi errori del passato.
Di lui, di Joe Biden, si è detto in questi giorni che non è in grado di trascinare le masse. Non è un oratore naturale come Barack Obama e come John Kennedy. Non usa frasi ad effetto, miste tra la semplicità e spettacolo, come quelle di Ronald Reagan, ma davanti a lui ha una vera e propria sfida. Una sorta di ‘Nuova Frontiera’ che l’America e il mondo devono affrontare insieme.
Donald Trump lo aveva definito ‘Sleepy’, addormentato., e accusandolo di essere un ‘cavallo di troia della sinistra radicale’. Ma il 45° Presidente non è mai riuscito ad unire, non è mai riuscito almeno ad intuire che anche al suo interno del suo staff, all’interno del suo stesso partito e forse, ripetiamo, tra coloro che lo avevano votato non tutti quanti erano soddisfatti, forse, non del suo operato ma del suo comportamento. Certo quello che diceva realizzava. Quello che prometteva lo manteneva, senza mai usare la diplomazia. Solo egocentrismo.
Questi punti li avevamo sottolineati nei precedenti articoli, senza attaccarlo unilateralmente perché paradossalmente avevamo fatto la stessa operazione che Joe Biden adesso vuole mettere in atto: ‘basta trattare i nostri avversari come nemici’. ‘E’ il tempo di dire basta alla rabbia e alla demonizzazione della politica. La grande maggioranza degli americani che ha votato vuole che i veleni restino fuori dalla politica e che il Paese si unisca per guarire, tutti insieme, le sue ferite. Non ci sono Stati blu o rossi ma solo gli Stati Uniti d’America’.
Parole pronunciate ieri dal nuovo Presidente, parole che cercano di portare prima la speranza e poi la pace in un mondo ostaggio della pandemia e dai troppi conflitti; non solo tra le nazioni ma anche tra persone comuni. Biden ha già fatto intendere un elemento molto importante della sua amministrazione: abbassare i toni politici e ciò vale anche per il nostro caro e bel Paese.
Sempre nella stessa frase ha continuato affermando che sarà il Presidente di tutti e che non porterà avanti una divisione. Poi rivolgendosi verso chi non lo aveva votato ha espresso queste parole: ‘Per tutti coloro che avete votato Donald Trump anche io vi ho perso un paio di volte e so che sarete delusi: ma datemi questa opportunità’. Parole dunque conciliative, parole espresse questa notte presso il Chase Center di Wilimington nello Stato del Delaware.
È normale considerare tali espressioni quasi come una retorica del momento, una retorica istituzionalizzata. Una retorica che non ha trovato, in passato, legami con la concretezza in termini di provvedimenti legislativi. Eppure bisogna mettere in chiaro fin da subito che molte cose, molte situazioni non muteranno da subito. Anche Michelle Obama ha praticamente sostenuto che la vittoria di Biden non è come avere la ‘bacchetta magica’, ma è l’inizio di qualcosa di nuovo. L’apertura di una nuova era, improntata ed indirizzata verso sfide antiche e nuove.
Nell’articolo di ieri avevamo anticipato un parallelismo tra l’attuale Presidente degli Stati Uniti e John Kennedy. Fra i due ci sono dei punti in comune: entrambi irlandesi e cattolici; entrambi segnati da tragedie personali, entrambi diventati inquilini della Casa Bianca con un vantaggio risicato o quasi, visto che si sta continuando lo spoglio delle schede elettorali in alcuni Stati. Tutti e due eletti nella stessa giornata a distanza di 60 anni l’uno dall’altro. Il 7 novembre 2020 per Joe Biden e l’8 novembre del 1960 per John Kennedy.
Con l’arrivo del 46° Presidente si delineerà una politica improntata al dialogo, sull’apertura dei ‘Dreamers’ e politiche volte alla tutela dell’ambiente. Di rientrare nell’accordo di Parigi e nell’Organizzazione mondiale della Sanità e, non cosa di poco, fare fronte comune con l’Europa contro la Cina. Il suo piano prevede un innalzamento della pressione fiscale fino al 28 per cento. Obama la portò al 35 per cento facendo innescare un malcontento generale. Abolirà il bando sull’immigrazione dei Paesi musulmani. Con Biden ci sarà la prima vice presidente donna della storia degli Stati Uniti. Kamala Harris, l’ex Procuratore Distrettuale di Los Angeles, afroamericana, invisa alla sinistra estrema del Partito Democratico. Con questa scelta dovrebbe tentare di riportare sul terreno del dialogo la spaccatura in ambito razziale, scoppiata con Obama ed ampliatosi con Trump.
Tante piccole novità che, ripetiamo, non saranno possibili fin da subito. Considerando anche che la sua Presidenza sarà solamente di transizione, visto che ha già fatto intendere che non si candiderà per un secondo mandato e lascerà spazio proprio a Kamala Harris.
Altro suo provvedimento sarà quello volto a creare una sanità aperta anche coloro che non possono permettersela, ecco del perché dell’innalzamento della pressione fiscale; non troppo alta. Il giusto si potrebbe anche dire. Scelte che sembrano indirizzare il Paese verso una strada equa, senza dimenticare che per strada qualche errore sarà commesso. E non ci riferiamo alle gaffes di cui alle volte lui è protagonista. Stiamo facendo riferimento a qualche scelta che risulterà essere, in seguito sbagliata, o perché no anche da subito.
Ma in fondo nessun politico ha la bacchetta magica. Ci possono essere buone intenzioni, senza dimenticare che la sua elezione ha già unito il mondo. Potremmo, a questo punto, dire anche che quasi sicuramente, Joe Biden, oltre ad essere il Presidente degli Stati Uniti sarà il Presidente del Mondo intero. Sono le reazioni di ieri ha dimostrarlo, con la speranza che queste manifestazioni di giubilo non si tramutino in manifestazione di protesta fra qualche tempo, proprio per i motivi che abbiamo indicato sopra.
Per adesso c’è solo da attendere l’operato dell’uomo che si è definito come ‘onorato di guidare’ il suo grande Paese.