Fino adesso con la rubrica ‘Storie Vere’ abbiamo analizzato diverse opere visive, per la maggiora parte cinematografiche ed una sola serie televisiva. Ma una miniserie in due puntate che avesse la capacità di raccontare, miscelando linguaggio sia del grande che del piccolo schermo, una delle vicende più amare del nostro Paese il blog, nel suo piccolo, non l’aveva mai ancora affrontata.
Fino a qualche settimana fa regnava la più totale indecisione se trattare proprio questa versione oppure considerarne altre, forse più accurate su alcuni aspetti, ma meno convincenti dal punto di vista delle emozioni che ha lasciato allo spettatore. Merito, anche e soprattutto, ad una colonna sonora capace di accompagnare i momenti più tristi e di lasciarti un’amarezza nell’animo.
L’opera televisiva venne mandata in onda tra l’8 ed il 9 novembre del 2004 ed è dedicata alla figura del Giudice Istruttore antimafia Paolo Borsellino, assassinato da ‘cosa nostra’ il 19 luglio del 1992, ed interpretato in maniera impeccabile da Giorgio Tirabassi. Con lui anche i giovanissimi Elio Germano e Giulia Michelini, nella parte dei figli Manfredi e Lucia. Il cast è completato da Ennio Fantastichini, Giovanni Falcone; Ninni Bruschetta, Ninni Cassarà; Andrea Tidona, Rocco Chinnici; Pietro Biondi, Antonino Caponnetto; Daniela Giordano, Agnese Borsellino; Claudio Gioè, Antonio Ingroia; Nino D’Agata, Agostino Catalano; Santo Bellina, Giuseppe Montana; Luigi Maria Burruano nel ruolo di Tommaso Buscetta e Veronica D’agostino nel ruolo della figlia Fiammetta Borsellino.
Diretto da Gianluca Maria Tavarelli e prodotto dalla Taodue, questo film per la televisione ricostruisce, romanzando qualche punto, la vita professionale del Giudice Borsellino dal 3 maggio del 1980, giorno in cui venne ucciso il Capitano dei Carabinieri Emanuele Basile, fino al tragico epilogo del 1992. La sceneggiatura, scritta a sei mani da Giancarlo De Cataldo, Leonardo Fasoli, Mimmo Rafele e con un soggetto realizzato da Pietro Valsecchi, pone maggiormente l’accento sul lato umano, ovvero quello privato, ricostruendo sì alcuni fatti relativi alle indagini, senza però approfondire le dinamiche.
In realtà è come se lo scopo fosse stato, fin dalla fase embrionale del progetto, un altro: ovvero quello di ricordare ed omaggiare senza innescare polemiche, anche aspre, su ciò che accadde in quegli anni e in via Mariano D’Amelio; omaggiare, dunque, la figura di un uomo, di un italiano che si era battuto contro un nemico che per “venti lunghi anni” era stato dichiarato inesistente.
Le performance degli attori sono molto convincenti ed alcune in particolar modo sono addirittura da Oscar; quella già citata di Tirabassi e quella di Giulia Michelini, la quale aveva esordito l’anno precedente nella serie punta di Canale 5 ‘Distretto di Polizia’.
È doveroso, comunque, annotare alcune imprecisazioni storiche: per esempio sono stati invertiti gli aspetti fisici dei due commissari Cassarà e Montana; l’agente di scorta Emanuela Loi nella realtà era castana e non aveva i capelli neri; quando fu ucciso il Commissario Montana non avvenne di giorno ma di notte ed era solo; il figlio di Paolo Borsellino nel 1980 aveva solo nove anni, invece viene rappresentato come un adulto e la figura del Giudice Istruttore Giuseppe Ayala non viene nemmeno menzionata in questa versione televisiva.
Licenze poetiche che non hanno il alcun caso rovinato il lavoro svolto o comunque l’idea di base. ‘Paolo Borsellino’, nella sua essenza, ci sembra non solo un omaggio all’uomo in quanto tale ed alla sua famiglia che ha dovuto convivere con una situazione che avrebbe fatto fuggire chiunque; ma molto probabilmente rappresenta un omaggio generale verso tutti quegli uomini che diedero la vita in modo eroico.
Non bisogna dimenticare, come specificato fin dall’inizio, anche le musiche. Ulteriore punto di forza della miniserie. Composta dal maestro Paolo Buonvino, la melodia al pianoforte, è di fatto la miglior colonna sonora mai realizzata su opere visive dedicate a questa storia.
Una fiction che semmai fosse stata realizzata per il cinema non avrebbe fallito l’obiettivo, anzi, avrebbe dato esaltato ancor di più la storia in sé e la figura eroica di Paolo e degli altri magistrati ricordati. E forse Paolo Buonvino avrebbe fatto incetta di premi per la colonna sonora.